Garibaldi e Mao. Quando il mercato si tinge di giallo

Generali China

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E’ sempre divertente, per chi ha tempo di farlo, navigare seguendo una bussola che indica italieni. No, non è un errore, ho scritto italieni e non italiani. Mi riferisco – per coloro che non lo conoscono – ad un sito, oggi una rubrica, scritto dai redattori di internazionale, che riporta(va) le notizie sull’Italia della stampa mondiale.

Veleggiare tra pagine di info assicurative “italienamente” è una buona abitudine che dà una misura immediata di come il nostro mercato assicurativo sia percepito all’estero.
E così la risorsa europea insurance insight cita l’italica compagnia per eccellenza nella sua declinazione cinese (Generali China) come una delle sedici (poche, troppe?) con le quali l’impresa assicurativa cinese CNinsure ha stretto accordi elettronico-commerciali per lanciare un sito web (in gergo: un aggregator site) attraverso il quale gli utenti possono comparare prodotti e poi pagare online la scelta.
Questa nuova impresa di CNinsurance, nome: baoxian, è dunque una piattaforma di gestione di comparazioni e transazioni, resa possibile dalla recente attività regolamentare dell’Isvap cinese, la China Insurance Regulatory Commission (Circ), che ha da poco emanato il suo 34/2010 normando anche le attività di e-commerce degli intermediari abilitati ad esercitare sull’immenso territorio della Repubblica cinese.

Fin qui si parla solo della presenza asiatica di una compagnia nazionale (ed europea) importante, il che al massimo suscita un moto di orgoglio italiota.

Si scopre poi che Generali è attiva sul suolo del colosso giallo da un pezzo, dal 2003 pare, e in modo molto organizzato:

Fate una ricerca su radiocor de il Sole24Ore per “Generali”, “Cina” e metteteci anche “life” e si ottiene una cronistoria (da filtrare!) dell’avamposto nazionale in terra di Cina.

china flag

China flag

La logica commerciale è chiara: esserci adesso (in pochi) per poter esserci ancora domani, ancora più forti e sempre in pochi. Insomma, accaparrarsi fette di un mercato dai numeri ragguardevoli, il prima possibile, per resistere domani con pochi altri competitori internazionali. Il mercato assicurativo cinese non sarà facile, ma sconta un gap culturale con l’Occidente e una deregolamentazione endogena che ha lasciato socchiusa la porta… Insomma, c’è (stato) spazio e non è un mercato malvagio, come ci dice Assiteca (con dati un po’ passatelli) e lo Shangai SP insurance broker. Prima di cimentarvi in analisi di mercato però, magari prendete confidenza con la valuta locale dal nome impossibile, il renminbi.

Sembrerebbe, sulla scorta di quanto scrive oggi Roberto Guccione sulla pagine di Assinews 226 (disponibile per il download sul sito assinews.it), che la consumata strategia di presidio dell’immenso mercato cinese sia la stessa attuata allora nel mercato interno italiano, dove infatti a tutt’oggi – rispetto al resto di Eurolandia – il deficit di concorrenza tra imprese assicurative è incolmabile: in Italia operano 241 assicuratori e ciascuno può contare su un bacino di 251.000 potenziali clienti; in Francia le imprese sono 452 e i loro prospect interni sono in media 144.000; in Inghilterra le compagnie sono addirittura 934. Il livello di aggregazione dei premi in Italia è pari a 489 milioni di euro per impresa, mentre in Francia solo 42 milioni, 219 milioni in Uk, 284 in Germania (dati 2009).
Che lo stesso Belpaese sia stato il laboratorio dell’approccio internazionale delle nostre imprese?

Pier Luca Ciangottini
l.ciangottini@gmail.com

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1 thoughts on “Garibaldi e Mao. Quando il mercato si tinge di giallo

  1. Claudio ha detto:

    Una tematica interessante che sottolinea a mio giudizio correttamente il fantastico laboratorio di analisi che è la Cina, una sorta di macchina del tempo che ci permette ancora di assistere in differita (per via di quel ritardo culturale citato nel topic) a quegli stessi eventi che hanno caratterizzato il nostro mondo negli anni passati, ma in un contesto diverso dove la “occidentalizzazione del mondo” è già avvenuta.
    E ritengo che comprendere queste disamine sia veramente un utile strumento per poi immaginare le tendenze (e quindi il futuro!) anche di casa nostra, come dimostrano quelle similitudini individuate dall’autore dell’articolo tra realtà cinese e realtà a noi più vicine.

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