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L’intermediario su Facebook

Una risorsa web che consulto spesso è il blog di Mario Vatta.
Lo dico spassionatamente, senza secondi fini e senza conoscere personalmente l’autore: mi piace.

Networking

Networking

Non è la sola fonte in rete che consulto e che riscontra il mio gradimento, ma ha alcune caratteristiche che lo rendono assolutamente outstanding nel mio giudizio sul blogging assicurativo nostrano e queste caratteristiche le enucleo così:

  1. mi piace sempre quello che pensa e che poi autorevolmente scrive;
  2. mi piace come lo scrive.

Lo dico per rivendicare una verità solare che spesso si dimentica: è il blogger che fa il blog. Il suo spessore, la sua esperienza, la sua penna.

Tiro fuori Mario Vatta e il suo diario online perché rileggevo un suo articolo della scorsa estate sul futuro degli intermediari, anzi sul loro troppo passato che zavorra la loro (nostra) miope progettualità. E’ un post duro e sincero che non fa sconti alla categoria e che mi sento di sottoscrivere in tutto. O quasi.

Credo infatti che l’idea che l’autore ha dei social network possa essere accolta in parte. Premetto che i social non mi fanno impazzire: aveva ragione Marshall McLuhan quando diceva che ogni medium dovrebbe essere valutato per le conseguenze sociali che comporta. E i nuovi strumenti ne hanno di pesantissime in termini di drastico abbassamento della complessità del linguaggio e quindi del pensiero, ad esempio (o di sonno non goduto!). Purtuttavia anche ai disprezzati mercanti medievali forse non piaceva viaggiare carichi di merce su e giù per lo stivale, tra conventi poco accoglienti e borghi di povera gente. Eppure era il loro mercato.
E’ innegabile che l’investimento in termini di attenzione e flessibilità è ingente, ma non per questo l’intermediario non può permetterselo.
Al contrario penso che debba sperimentare ogni forma di interazione web, per quanto onerosa.
Chiarisco: bloggare, seguire, partecipare, condividere, ottimizzare, donare se si vuole, è faticoso (e io ne so qualcosa). Ma ci sono decine di migliaia di prospect più o meno giovani – non solo Millennials – dietro ogni computer collegato alla rete.
Di fronte a retroilluminati rettangoli di pixel, ci sono opportunità in carne e ossa, ci sono potenziali clienti, ci sono persone. Uomini e donne che – con mezzi diversi, ieri vis a vis, oggi mediatamente attraverso la ragnatela – manifestano sempre la stessa attitudine, la stessa inclinazione ad acquistare la relazione prima di tutto. E’ solo cambiata la dinamica relazionale,  il modo di vivere ed esercitare il rapporto interpersonale, ma non  è cambiata la gente. E’ per questo che gli intermediari dovrebbero curare la loro presenza social: per trovare clienti. In modo apparentemente più spersonalizzato, senza imbrogliare e dichiarando sempre il proprio fine, incrementando il proprio score reputazionale, dialogando e spiegando, ovvero facendo con la tastiera quello che si è sempre fatto: consulenza.

Al broker del futuro non serve implementare un comparatore o creare imprese di e-commerce per vendere online. Sarà sempre più gratificante e sicura una transazione realizzata da una diretta. Quello che gli servirà per incrementare il suo portafoglio o almeno difenderlo efficacemente, sarà rispondere ad un quesito su Facebook, interagire su un gruppo LinkedIn, condire la propria presenza web con il mix nitroglicerinico sempre vincente di umanità e professionalità.

Mi interessa sapere cosa pensi di quello che ho scritto, commenta o rispondi al velocissimo sondaggio pubblicato qui sotto. Grazie.

Pier Luca Ciangottini
l.ciangottini@gmail.com

Pitch Engine logo

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Post scriptum: da oggi provvedo a pubblicare una versione compressa, nei limiti in cui ciò è di volta in volta possibile, su di una risorsa creata per questo: pitchengine.com.
Qui c’è il link di questo stesso post.
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